ACCADDE OGGI… IL 30 SETTEMBRE 2008
"La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro"
Maya Angelou
Domenica 27 Settembre 2015 è stata una data importante, oserei dire storica, per il "Judo O.K. Arezzo".
Il dojo aretino, collocato presso il palazzetto dello sport di San Lorentino, ha infatti conquistato a Trento il terzo gradino del podio al Campionato Italiano a Squadre nella serie A2, gareggiando con la squadra dei cadetti, composta da: Simone Muzzi, categoria 55 kg (in prestito dal CUS Siena); Gabriele Marignani e Alessandro Buoncompagni, categoria 60 kg; Davide Meoni e Bruk Buonavita, categoria 66 kg; Marco Marignani, categoria 73 kg; Matteo Vannucci, categoria +73 kg (in prestito dal KDK S. Angelo).
L'impresa che i ragazzi hanno affrontato questa domenica a Trento è iniziata, in realtà, mesi e mesi prima.
A meta Giugno, infatti, la squadra ha iniziato allenamenti, mirati alla preparazione fisica, tecnica e soprattutto mentale per quella che era la loro grande impresa. Questo lungo percorso ha comportato per i ragazzi, che bisogna ricordare hanno tutti tra i 15 e i 17 anni, allenamenti sotto il caldo estenuante dell'estate ben 5 volte a settimana per tutto il mese di Giugno, Luglio ed Agosto, e drastici sacrifici alimentari in un periodo in cui si sa, lo sgarro o il dolce di troppo capita a tutti.
Eppure loro no. Hanno preferito una fetta di torta in meno per un'oretta di allenamento in più. Questo perché erano convinti e focalizzati sul loro obiettivo, pronti a tutto pur di ottenerlo. Per coloro che non sono avvezzi a questo sport è difficile capire come sia possibile che dei ragazzi di questa età si sottopongano a tante fatiche. Eppure, in silenzio, a testa bassa, accettando i loro limiti ma credendo nelle loro possibilità, affrontando le loro paure con il coraggio di provarci, sono riusciti a raggiungere la loro meta.
La competizione di Trento è iniziata alle 10,30 del mattino di domenica, con ben 27 squadre a contendersi il titolo, e la prima sfida, che ha visto i nostri ragazzi scontrarsi contro la squadra di Lodi, è terminata con un punteggio finale di 4-1 per noi. I ragazzi hanno combattuto bene, rompendo positivamente il ghiaccio, impegnandosi e ascoltando le direttive del loro maestro e tecnico Roberto Busia, coadiuvato da Francesco Marignani e Michele Cozzolino, altri insegnanti tecnici della squadra, e incoraggiati da genitori, amici e compagni di allenamento presenti a Trento, e da grandi ex combattenti del "Judo O.K. Arezzo" come Matteo Marconcini e Moira Giusti, che tutti uniti hanno seguito e sostenuto questi ragazzi in tutto il loro percorso.
Dalla prima sfida alla seconda il tempo per recuperare è stato poco, ma sufficiente per poter vincere con un punteggio di 3-2 anche contro Pesaro.
Giunti ai quarti di finale, lo scontro è stato duro con la squadra di Grosseto, testa di serie numero 1 del tabellone, che ha portato ad un punteggio finale di 2-3, segnando la prima sconfitta per la nostra squadra, che però non ha assolutamente demeritato.
Persa quindi quella che era la possibilità di raggiungere la finale, su alcuni dei componenti della nostra squadra, un velo di incertezza e delusione ha coperto gli occhi.
Un errore a quel punto poteva significare tornare a casa con un pugno di mosche.
Ma per fortuna non è stato così. Infatti incoraggiati e stimolati dai propri tecnici e sostenuti da tutto il numeroso gruppo del "Judo O.K. Arezzo" presente a Trento, questa squadra di giovanissimi ragazzi ha mostrato il grande pregio che possiede, la forza di darsi manforte l'un con l'altro. Dove infatti uno cedeva gli altri erano pronti a sostenerlo. E ognuno ha fatto la sua parte con determinazione e grinta.
Con lo spirito di combattenti puri, accumunati dal desiderio di soddisfazione, si sono approcciati agli incontri successivi contro Genova prima, e poi contro Mantova, senza darsi tregua, rispondendo ad ogni colpo dell'avversario con uno più forte, più saldo, più convinto, che li ha portati velocemente e senza farsi attendere troppo alla finale per il terzo/quinto posto contro Varese.
E qui la vittoria per la medaglia di bronzo giungeva con uno strepitoso 4 a 1, senza lasciare scampo ai rivali che, illusi dopo aver marcato il primo punto nella categoria più leggera, si dovevano arrendere uno dietro l'altro ai nostri ragazzi troppo determinati a non farsi scappare questa sospirata e sudatissima medaglia, con l'ultimo incontro che si svolgeva ormai alle 15:30.
La passione per questo sport, l'amicizia che lega la squadra e tutta la società, e che ha portato diversi componenti di quest'ultima a seguire i propri compagni cadetti in questa lunga trasferta a Trento, si è palesata in tutta la sua magnificenza e purezza. La vera grandezza di questi campioni infatti risiede nelle emozioni che hanno evocato.
Raramente si vedono ragazzi di 16 anni piangere come bimbi per la felicità di un momento, o adulti lacrimare per la gioia che altri hanno portato nelle loro vite. Eppure è successo e, a dire la verità, succede tutt'ora perché la medaglia che i ragazzi hanno portato al collo tra qualche tempo probabilmente finirà rilegata in una cassetto o in una vetrina in casa, ma le emozioni che hanno vissuto e che hanno fatto vivere rimarranno sempre nei ricordi e rievocandole, come sta accadendo a me anche nella stesura di quello che dovrebbe essere il resoconto della gara, non si può fare a meno di sentirsi ricchi. Pieni di una ricchezza immateriale, che colma il cuore e lo spirito.
Per questo motivo della competizione e dei singoli combattimenti in queste righe si legge poco: perché quella gara, quella vittoria, quel terzo posto ai Campionati Italiani a Squadre A2 cadetti, in realtà è solo la sfumatura del cielo che si può assaporare alla fine di una scalata.
Come in ogni viaggio però il tragitto è più importante della meta, e in questo viaggio la squadra non è mai stata da sola. Ecco quindi perché il "Judo O.K. Arezzo", come sempre, vive questa medaglia come una vittoria di tutto l'ambiente; perché ognuno ha dato quel che poteva per aiutare questi ragazzi a realizzare il loro sogno: chi una pacca sulle spalle, chi un consiglio tecnico, chi una batosta per calmare i bollenti spiriti, chi si è sobbarcato centinaia di cadute sul tatami per farli crescere in sicurezza sulle loro tecniche.
Il merito però resta sempre a quei 7 ragazzi che sul tatami di Trento hanno dato tutto: cuore e anima, finalizzando nel migliore dei modi le loro tante fatiche e rinunce; e per questo mi sento di ringraziarli a nome di tutti.
In fondo credo che la nostra non sia una semplice palestra, bensì una grande famiglia; e come tale la felicità di uno deve essere la felicità di tutti. E sono certo che questi cadetti sapranno adesso stimolare, caricare e aiutare quei compagni più piccoli che hanno già iniziato la loro emozionante avventura per arrivare a ben figurare nel Campionato Italiano Esordienti.
Dejan